Dal 18 maggio 2020 si potranno celebrare nuovamente le Messe col popolo. O meglio, con una parte di popolo, limitata e distante.
Lo dico subito, col massimo rispetto e forse con una certa mancanza di umiltà della quale mi scuso: secondo me non solo non ne vale la pena, ma mi vien quasi da pensare che sia proprio sbagliato.

Sono cattolico.
Agli occhi di molti cattolici, forse addirittura bigotto.
L’Eucarestia è un elemento fondamentale della mia vita e la ‘cosa’ di cui più sento la mancanza in questo periodo di distanziamento sociale.

E con dispiacere affermo che secondo me questa roba qui non è Messa.
Non è Messa se lascia qualcuno fuori, bloccando gli accessi. La celebrazione non è solo ‘per’ tutti, ma è di tutti.
Non è Messa se c’è distanziamento e non c’è contatto fisico. La celebrazione è etimologicamente ridurre il contatto, è assemblea, è relazione fisica.

Così -per mia modestissima opinione- la Messa diventa quasi spettacolo, quasi una ‘Messa in scena’. Riduciamo il pubblico, adottiamo una serie di misure di sicurezza (fra l’altro difficili da realizzare per la maggior parte delle parrocchie, temo) e lo spettacolo può continuare.
Ma l’Eucarestia non è uno spettacolo, non è questa cosa qui. Chi decide chi resta fuori? E perché? Che Chiesa, che famiglia, è un’insieme di persone che stanno sedute a 2 metri di distanza, con la mascherina, guardandosi con sospetto? E andando a ricevere il Corpo di Cristo con la paura nei confronti di chi ti sta accanto?

Mah… sicuramente è facile esprimersi così e a qualcuno magari darà fastidio (Amen! Per rimanere in tema).
Però sinceramente, da cattolico (da bigotto agli occhi di molti), questa fretta di ricominciare, per ricominciare in questo modo non la capisco.

E vorrei tornare a celebrare la Messa quando potremo farlo davvero, fosse anche tra un anno o più. Senza prenotazioni ed esclusioni, ma con la porta aperta, spalancata. Senza distanziamento, ma con le mani strette. Senza timore del vicino, ma con la gioia che lui -conosciuto o meno- sia seduto proprio lì, al mio fianco.

Per lo ‘spettacolo’ basta e avanza la TV, che è pure più sicura, per inciso.

2 Comments

  1. Roberta

    Mi trovi piuttosto d’accordo, e mi piacerebbe capire se hai un’opinione su come le cose potrebbero essere fatte in alternativa. Mi spiego: la “partecipazione” alle celebrazioni in streaming mi ha sempre convinto molto poco. Non viglio dire che non si possa partecipare con cuore e preghiera a una messa alla tv o su internet, ci mancherebbe. Il dubbio che molti di questi streaming siano spesso uno spettacolo unidirezionale è però molto forte. Ho incrociato alcune realtà (il Monastero di Bose, per citare forse la più famosa) che in questo periodo di confinamento proponevano invece dei percorsi di celebrazione “casalinga”, che includevano anche una benedizione locale del pane: niente che nessuno abbia osato chiamare Eucarestia, ma forse qualcosa di più che semplicemente ascoltare e guardare da casa. Esempio:

    https://www.monasterodibose.it/images/preghiera/quaresima_pasqua/2020_quaresima/Liturgia_domestica_Venerdi_santo_sera.pdf

    La mia impressione è che questo periodo particolare potrebbe portare a un ripensamento del ruolo di quel carisma sacerdotale che dovrebbe essere di tutti i battezzati, ripensamento che potrebbe essere a mio parere piuttosto fecondo. Che ne pensi? 

    1. Gianpi

      Quella della liturgia in streaming (che è un po’ uno ‘spettacolo unidirezionale’ come scrivi tu, ma alla quale comunuque si può ‘partecipare’ e non solo ‘guardare’, consapevoli soprattutto del fatto che il resto della comunità sta facendo lo stesso nello stesso momento) e quello della ‘celebrazione casalinga’ (sicuramente più intensa nella partecipazione, anche se non sacramentale) credo siano due ‘strumenti’ utili a vivere la celebrazione e la Chiesa in questo periodo particolare. Non necessariamente l’uno esclude l’altro, direi. Sicuramente la Messa in streaming -pur con tutte le sue difficoltà- mi sembra meglio della Messa per pochi (spaventati dal vicino) che si prospetta ora. Altrettanto sicuramente forme di ‘liturgia domestica’ mi sembrano modi e testimonianze belle per una Fede vissuta nel profondo.
      Ancor più sicuramente non vedo l’ora che si possa celebrare di nuovo tutti insieme col sorriso, ça va sans dire! 😉

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *