Sette giorni di cammino: sono i miei ‘primi passi’ alla scoperta del pellegrinaggio in solitaria

Giorno 1: Torino-Avigliana

A differenza di quanto succederà i giorni successivi, la prima tappa è identica al pellegrinaggio ‘gattoni’ dello scorso autunno: da casa (Torino) ad Avigliana. Ho camminato a un ritmo sostenuto (sotto i 10 minuti a km), senza sosta. Ho camminato con la testa abbastanza sgombra e -tutto sommato in maniera un po’ inattesa, visto il periodo non felicissimo- col sorriso sulle labbra, che ho scambiato con diverse persone incontrate lungo la strada. Ho pregato camminando e mi piace, oh quanto mi piace. Pregare, camminare e mangiare sono forse le tre attività che mi piacciono di più. Ah già… mangiare: un pasto leggero in riva al lago, un gelato squisito col mio amico Gigi (che vedo troppo poco spesso, ma al quale voglio proprio bene) e fra un po’ delle cosette che ho comprato in un piccolo negozio di alimentari, come si fa nei paesi. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 43.081 passi. Pronto per domani.

 

Giorno 2: Avigliana-Sacra di San Michele-Sant’Antonino

Dopo il primo giorno trascorso camminando a grande velocità, questa mattina sono partito con l’idea più ‘leggera’ di fare una passeggiata. Giro del Lago, per imboccare la strada asfaltata che da Avigliana porta alla Sacra di San Michele. E qui però mi sono accorto (o meglio, ricordato) che stare nel bosco da solo mi fa paura, e il ritmo dei passi si è fatto incalzante (insomma, di nuovo una specie di maratona) e la preghiera si è fatta incessante (avrò snocciolato 14mila avemarie). In fin dei conti sono solito lodare Dio quando sono contento, prego per avere conforto quando sono triste, posso mica non chiedere il Suo aiuto quando ho paura? In fondo… mi piace pregare… l’ho già detto? Arrivato alla Sacra mi rendo conto che la mia Tessera Musei è scaduta: mi tocca pagare 8 euro per entrare. Ma voglio entrare, per fermarmi a pregare a lungo nella chiesa -oltre che per goderne la bellezza e quella del panorama- e sono quasi contento di averlo dovuto fare pagando anziché gratis: mi piace l’idea di aver lasciato dei soldi a un posto così bello, perché lo possano curare e tenerlo così bene. Alla Sacra tanta preghiera, la Messa in due (io e il prete) e due ottimi panini. E poi si scende, per il sentiero, nel bosco, da solo. E qui mi rendo conto che la paura del mattino diventa vero terrore. Per farla breve: usano quel sentiero come percorso da trial e ho fatto trial; sono sceso correndo e ci ho messo 28 minuti a fronte dell’ora che mi avevano comunicato in vetta. L’ho fatta breve. Arrivato giù, ancora qualche chilometro pianeggiante e poi ristoro per la notte al B&B ‘La rosa di maggio’, in cui avevo già dormito lo scorso anno, che confermo essere molto bello e consigliatissimo per i pellegrini. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 36.124 passi. E tanta voglia di mangiaredormireefareunasecondadocciabollente.

 

Giorno 3: Sant’Antonino-Susa

Una bella giornata di cammino. In compagnia. Oggi ho invitato un amico a fare strada con me. In prospettiva della Route dei Ricordi, per capire se invitare alcuni amici a fare qualche giorno di strada insieme a me, volevo sperimentare un giorno di cammino in due, in mezzo a un’esperienza di pellegrinaggio in solitaria. Mi sembra sia stata una bella giornata: sorrisi, chiacchiere, qualche improperio ai cani che abbaiano, oltre 22 km consecutivi di strada e la condivisione della preghiera. Poi l’arrivo a Susa, con l’immancabile pranzo in una pizzeria del centro (in cui fanno una pizza pessima, ma ormai… è tradizione), qualche pasticcino in una pasticceria del centro (in cui fanno dei dolci buonissimi e per fortuna anche questa sosta sta diventando tradizione). Poi l’accoglienza di suor Bibiana e delle altre suore di San Giuseppe a Villa San Pietro, carinissima come sempre, e domani mi fermo qui per un tempo di sosta e soprattutto di deserto. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 40.634 passi. E la serenità che mi regala questo posto.

 

Giorno 4: Susa

Una mattinata diversa, di silenzio, preghiera e inizio di un percorso annuale di discernimento, guidato dal bel libro ‘L’arte di ricominciare’ di don Fabio Rosini, che mi ha regalato la mia Comunità Capi quando l’ho salutata poco tempo fa. Un pomeriggio diverso, di cultura (il piccolo, ma curato, museo diocesano di Susa e la mostra di Tino Aime, uno dei miei pittori preferiti), pasticcini (sono tornato nell’ottima pasticceria Pietrini per fare merenda) e Santa Messa prefestiva (perché domani -se ci riesco- camminerò più o meno tutto il giorno). La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 18.327 passi. E 1 passo di un cammino più spirituale, e probabilmente più difficile.

 

Giorno 5: Susa-Bardonecchia

Come scrivevo questa mattina sui social, ho deciso un cambio di programma, che -ho realizzato- non era perfetto: avevo previsto lunghi tratti di Statale per oggi e domani, ma -guardando bene le immagini dal satellite- mi sono reso conto che diversi passaggi erano davvero pericolosi. A questo si aggiunge una piccola vescica, per cui ho scelto di camminare solo fino a Chiomonte e poi prendere il treno. La camminata è andata bene, nessun problema e una certa serenità, anche se è stato difficile -come sempre- salutare Susa e Villa San Pietro. Lungo la strada ho avvertito un “ciao Gianpi” da una macchina, realizzandolo solo quando ormai si stava allontanando. Chissà chi era. Ciao, comunque! Poi il treno; l’arrivo a Bardonecchia; il pranzo in una trattoria in cui avevo recentemente cenato con Alfonso, l’amico che ha camminato con me venerdì; un po’ di riposo; il tempo ‘guadagnato’ col treno destinato alla preghiera insieme alla comunità locale (rosario e Messa in una chiesetta gremita in una Bardonecchia stranamente deserta e scevra di turisti). E poi ancora due passi, alla ricerca di ‘luoghi del ricordo’ di quando ero bambino. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 21.126 passi. E una notte di riposo prima di ritornare verso casa.

 

Giorno 6: Bardonecchia-Bussoleno

Come da (cambio di) programma, treno da Bussoleno a Chiomonte. Anche perché alle questioni di ieri si aggiunge una leggera pioggerella e la strada scivolosa. Da Chiomonte si cammina e -come e più del primo giorno- decido di camminare a ritmo sostenuto. Fino a Susa sono 7 chilometri: li percorro tutti con un tempo inferiore ai 9.30min/km, il quarto, il quinto e il settimo sotto i 9min/km, per una media complessiva di 9.03min/km. Insomma una media di quasi 6,7 km/h. A piedi. Con lo zaino. Direi niente male. I successivi 8 chilometri scelgo di farli con più calma, ma se la media è rimasta di 9.19min/km, certo non ho strisciato… Poi a Bussoleno sostanzialmente riposo. E un esercizio di pazienza: la padrona del B&B in cui dormo mi ha invitato a contribuire all’opera collettiva realizzata dai suoi clienti. E così ho ricamato su una tela il mio ‘mini me’ di Lego. O, almeno, ho fatto del mio meglio, viste le mie ben note pessime capacità artistiche. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 24.904 passi. E domani -se ci riesco- una tappa eterna, con una meta precisa: casa.

 

Giorno 7: Bussoleno-Torino

Oggi mi sono reso conto che non riesco ad andare tanto più lento dei 10min/km (10.07, per la precisione, nella camminata odierna). Mi sono anche reso conto di essere in grado di camminare per 45,38 km filati. Sì, perché ho tenuto quel ritmo per oltre 45 km, che ho percorso in 7 ore, 38 minuti e 50 secondi. È stata una giornata di strada, in buona sostanza, al netto di un paio di soste per mangiucchiare qualcosa che avevo con me nello zaino e per una coppetta nella gelateria di Avigliana in cui mi aveva portato Gigi il primo giorno. Una giornata iniziata in modo curioso, però. Mentre sistemo dei fogli nella ‘tasca segreta’ del mio zaino, mi rendo conto che sotto c’è qualcosa. Era una copia della ‘Carta di Clan’. L’ho letta, e il pensiero è andato ai ragazzi che l’hanno redatta. A quanto erano ‘belli’. A quanto sono ‘belli’. E mi sono reso conto -una volta di più- di quanto mi manca il servizio con loro, già adesso, che l’anno nuovo non è neppure ancora iniziato. Poi mi è venuto il dubbio che ci fosse ancora roba perduta nei meandri di quella tasca. E cosa vi trovo? Il mio quadernetto rosso ‘da capo clan’ che pensavo di avere smarrito chissà dove. Non nego che la giornata sia iniziata con una certa dose di commozione. Poi strada, tanta strada, tantissima strada. Salvo un paio di eccezioni, strada statale. Un po’ perché -vista la distanza- ho scelto la via più breve. Ma soprattutto perché mi sono reso conto di quanto io sia profondamente cittadino: ho senza dubbio meno timore del traffico, rispetto ai rumori e alle penombre del bosco. E quindi il ritorno a casa. La doccia più lunga della mia vita. E adesso esco di nuovo, per cena e Juve insieme a un caro amico. La giornata scandita dalla Liturgia delle Ore. 60.785 passi. E l’ultimo, quello per entrare in casa.

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