Quaresimasostantivo femminile, nella liturgia cattolica, periodo di penitenza di quaranta giorni in preparazione della Pasqua, dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo.
Quarantenasostantivo femminile, in origine, segregazione di quaranta giorni prescritta per malati affetti da malattie contagiose; in seguito, isolamento, segregazione di persone o animali per motivi sanitari, indipendentemente dal numero dei giorni.

Ogni anno attendo la Quaresima: quel periodo in cui riesco a vivere con quella sobrietà che vorrei saper adottare nel resto dell’anno, senza mai riuscirci troppo a lungo.
La quarantena no. Non l’ho mai attesa. Neppure sperimentata. E quest’anno non solo è capitata, ma si sovrappone (quasi) perfettamente con i quaranta giorni in preparazione della Pasqua.

Dal mercoledì delle Ceneri (giornata nella quale non abbiamo celebrato l’Eucarestia) almeno sino al venerdì prima della Domenica delle Palme (nella quale chissà se la celebreremo).
E qui -per quella che è la mia realtà, non pretendo lo sia per tutti- scorgo la ‘cosa’ che più mi manca: l’Eucarestia.
Che non è una cerimonia (come la chiama il Governo nei suoi decreti), ma una celebrazione, e non è una differenza sottile: chi celebra è tutta la comunità, non solo il sacerdote (che presiede). Anche io celebro. Celebro con la vecchietta della panca davanti nelle Messe feriali che -gli altri anni- in Quaresima sono solito vivere. Celebro con gli amici scout, le famiglie e le immancabili vecchiette in quelle domenicali.

Non che non mi manchi altro, ci mancherebbe. Ho l’abbonamento e sicuramente mi manca non poter visitare mostre e musei per qualche settimana. Ma recupererò.
Vivo da solo e mi piace incontrare amici per cene, giochi, passeggiate. Ma ci possiamo sentire a distanza. E comunque recupereremo.
Mi piace il calcio, mi piace il ciclismo. Non so cosa sarà di un campionato che comunque rischia di essere falsato. Non so se ci sarà il Giro d’Italia. Ma so che tornerò a vedere lo sport in tv o dal vivo e sarà come prima. E che in questi giorni posso vedere altro o leggere. Che male non fa, anzi.
Sono scout da 30 anni e credo che il servizio educativo sia un modo speciale per rispondere alla vocazione all’amore. Mi manca non fare attività coi ragazzi e coi capi con cui condivido il servizio. Mi mancano i ragazzi e i capi. Mi manca incontrarli. Ma recupereremo.
Mi piace stare fuori, mi piace camminare a lungo, mi piace andare in bicicletta, mi piace giocare a calcetto. Ma posso fare esercizi in casa, posso pedalare sulla cyclette… perché continuano a dire che stare a casa significa stare sul divano?! E poi fra poche settimane si riprende a muoversi. Magari più di prima, non mi farebbe male.

Posso pregare in casa e lo faccio. Lo faccio tanto, un po’ perché siamo in Quaresima, un po’ perché cerco di farlo tutto l’anno, un po’ perché dà forza in una situazione di precarietà. Posso leggere la Parola del giorno. Posso leggere un commento al Vangelo. Ma non posso farlo in compagnia. E non posso nutrirmi dell’EucarestiaDacci oggi il nostro pane quotidiano significa tante cose, ma immagino faccia riferimento anche al pane eucaristico, che in Quaresima -come scrivevo- mi piace ‘consumare’ ogni giorno. E che mi manca, più di ogni altra cosa.

La ‘cosa buona’ è che sia io sia Gesù sappiamo che sono ‘cause di forza’ maggiore e passerà. E torneremo a incontrarci anche in cerimonie pubbliche.
La cosa buona è che questo periodo mi aiuterà a cogliere ancora più in profondità il senso e il valore che la Messa ha per me e per la comunità.
Ma ora l’Eucarestia mi manca, più di ogni altra cosa.

 

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