Villa Crespi – Orta San Giulio
In sintesi: kalos kai agathos.

A Villa Crespi sono stato una volta (a giugno 2022). A Villa Crespi sono stato tre volte.
Ho dormito lì (e già questo -lo riconosco- è un gran privilegio) e ho potuto cenare per due sere di fila presso il ristorante tre stelle Michelin dello chef Antonino Cannavacciuolo (che allora ne aveva ‘solo’ due, ma pochi mesi dopo, con la nuova edizione della Guida Michelin, conquistò quella terza che -dopo aver assaggiato i piatti- mi stupì alquanto non aver trovato su una placca all’ingresso). Tra le due cene, in una mattinata indimenticabile, ho potuto vivere un’esperienza in cucina: il sous chef, Simone Corbo, ha insegnato a me e ad altri partecipanti tre ricette e le abbiamo assaggiate. È stato bello, ma ancor di più è stato sorprendente farlo dentro le cucine di Villa Crespi, con la brigata al lavoro per preparare la linea del pranzo: vederli lavorare è stato uno spettacolo non meno appagante rispetto all’assaggio delle loro creazioni.

Il menù degustazione ‘Itinerario dal Sud al Nord Italia’, che ho assaggiato la prima sera, proponeva dopo gli amuse bouche:
– il ‘buon viaggio’ di Antonino Cannavacciuolo
– scampi di Sicilia alla pizzaiola, acqua di polipo
– linguina di Gragnano, calamaretti, salsa al pane di segale
– triglia, zucchine alla scapece, provola affumicata
– piccione, fegato grasso al gruè di cacao, salsa al Banyuls
– pre dessert
– pastiera…
– piccola pasticceria

La seconda sera ho scelto ‘alla carta‘ e ho assaggiato, dopo gli amuse bouche:
– il ‘buon viaggio’ di Antonino Cannavacciuolo
– tonno vitellato…
– cappellaccio alla genovese, quinto quarto di piccione
– testacoda di manzo
– selezione di formaggi
– pre dessert
– olio, olive e olivello
– piccola pasticceria

È difficile scegliere il mio piatto preferito… scelgo di citare gli scampi alla pizzaiola, nei quali la protagonista -a mio avviso- è un’incredibile crema di pomodoro, di cui ho ancora il ricordo in bocca dopo un anno e mezzo di tempo. Ma davvero non c’è stato un piatto che non fosse ai limiti dell’incredibile.
In generale, la cosa che ho preferito, è stata trovare sapori semplici, ‘familiari’, con accostamenti pensati e sorprendenti, in piatti belli davvero.
L’eleganza dell’impiattamento e il sapore delle portate raggiungono, a Villa Crespi, livelli davvero prossimi alla perfezione.

Kalos kai agathos, dicevano gli antichi greci: bello e buono.
Mai come a Villa Crespi mi sono reso conto che avevano ragione.

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